Negli ultimi anni la sicurezza informatica è cambiata profondamente. Se in passato le aziende potevano proteggere i propri dati e sistemi semplicemente “chiudendo le porte” verso l’esterno, oggi questo approccio non è più sufficiente.
La trasformazione digitale, il lavoro da remoto, l’uso del cloud e la crescente sofisticazione delle minacce informatiche hanno reso obsoleto il modello di sicurezza tradizionale basato sul perimetro aziendale.
In questo contesto si inserisce il modello Zero Trust: un approccio che ribalta il concetto di fiducia implicita e adotta la filosofia del “mai fidarsi, sempre verificare”.
In questo articolo vedremo cos’è lo Zero Trust, perché è importante anche per le PMI e come implementarlo in modo pratico e sostenibile.
Cos’è il modello Zero Trust
Lo Zero Trust è un’architettura di sicurezza che si basa su tre principi fondamentali:
- Non fidarsi mai di default
Nessun utente, dispositivo o applicazione è considerato affidabile a priori, nemmeno se si trova all’interno della rete aziendale. - Verificare sempre
Ogni accesso deve essere autenticato e autorizzato in base a criteri precisi (identità, dispositivo, posizione, comportamento). - Limitare i privilegi
Ogni utente o sistema deve avere accesso solo alle risorse strettamente necessarie per svolgere il proprio lavoro (principio del minimo privilegio).
Questo approccio riduce drasticamente il rischio di violazioni, perché limita i movimenti laterali di un attaccante all’interno della rete e impedisce che un singolo accesso compromesso apra la porta a tutto il sistema.
Perché le PMI dovrebbero adottare lo Zero Trust
Molte piccole e medie imprese pensano che lo Zero Trust sia “una cosa da grandi aziende”.
In realtà, proprio le PMI sono spesso il bersaglio preferito degli attacchi informatici perché dispongono di meno risorse per la sicurezza e, in molti casi, hanno controlli più deboli.
Adottare lo Zero Trust può portare diversi vantaggi concreti:
- Maggiore protezione dai ransomware e dal phishing
Anche se un dipendente cade in una truffa e le credenziali vengono rubate, i controlli aggiuntivi riducono l’impatto dell’attacco. - Conformità normativa
Il GDPR e altre normative richiedono controlli rigorosi sulla protezione dei dati. Lo Zero Trust aiuta a rispettarli. - Protezione del lavoro remoto
Con l’accesso da casa, da dispositivi mobili o da sedi distaccate, la sicurezza basata sul perimetro non basta più. - Scalabilità e flessibilità
Un’architettura Zero Trust può crescere con l’azienda e adattarsi ai cambiamenti tecnologici.
Come iniziare: implementazione pratica dello Zero Trust nelle PMI
L’implementazione dello Zero Trust non richiede necessariamente un progetto milionario o la sostituzione completa delle tecnologie esistenti.
Si può procedere per gradi, adottando un approccio incrementale.
Ecco i passi principali.
1. Identificare utenti, dispositivi e risorse critiche
Prima di tutto, serve un inventario chiaro:
- Chi accede ai sistemi (dipendenti, collaboratori esterni, fornitori).
- Con cosa (PC aziendali, smartphone, tablet, dispositivi personali).
- A cosa (server, applicazioni, database, archivi cloud).
Questo step è fondamentale per capire dove applicare i controlli più stringenti.
2. Implementare l’autenticazione a più fattori (MFA)
L’MFA è il pilastro dello Zero Trust.
Consiste nel richiedere almeno due fattori di autenticazione: qualcosa che l’utente conosce (password), qualcosa che possiede (smartphone con app di autenticazione o SMS) e, opzionalmente, qualcosa che è (impronta digitale, riconoscimento facciale).
Se vuoi sapere come attivarla passo passo nella tua azienda o sui tuoi account personali, leggi la nostra guida Come configurare la 2FA per proteggere i tuoi account.
Per le PMI, si possono utilizzare soluzioni integrate e poco costose come:
- Microsoft Authenticator (per Microsoft 365 e Azure)
- Google Authenticator
- Duo Security
- Authy
3. Gestire i dispositivi e applicare politiche di sicurezza
Ogni dispositivo che accede alla rete aziendale deve essere identificato e controllato.
Si può fare tramite soluzioni di Mobile Device Management (MDM) che consentono di:
- Impostare criteri minimi di sicurezza (es. cifratura disco, antivirus attivo, aggiornamenti installati).
- Bloccare l’accesso da dispositivi non conformi.
- Cancellare da remoto i dati aziendali in caso di furto o smarrimento.
Esempi di strumenti MDM accessibili alle PMI:
- Microsoft Intune
- VMware Workspace ONE
- ManageEngine Mobile Device Manager Plus
4. Segmentare la rete e applicare il principio del minimo privilegio
Non tutti devono poter accedere a tutto.
La segmentazione della rete divide le risorse in zone e limita i movimenti laterali di eventuali intrusi.
Per esempio:
- I PC degli impiegati amministrativi non devono poter accedere ai server di produzione.
- Gli account degli utenti devono avere solo i permessi necessari per il loro ruolo.
- Gli accessi temporanei devono essere revocati alla fine dell’attività.
5. Monitorare e registrare ogni accesso
Lo Zero Trust prevede un monitoraggio costante di:
- Tentativi di accesso falliti.
- Accessi insoliti (da Paesi o orari anomali).
- Cambiamenti di comportamento (download massivi, modifiche non autorizzate).
Molti strumenti offrono log centralizzati e analisi automatica degli eventi, anche in cloud.
6. Adottare una strategia “Verify Explicitly”
Ogni richiesta di accesso deve essere verificata in tempo reale.
Ciò significa che anche se un utente è già autenticato, può essere richiesto un nuovo controllo MFA in situazioni a rischio, come:
- Accesso a dati sensibili.
- Connessione da una rete pubblica.
- Cambio di dispositivo.
Errori da evitare
Nel passaggio allo Zero Trust, le PMI devono evitare alcuni errori comuni:
- Pensare che basti l’MFA: è un passo importante, ma non è tutto.
- Ignorare i dispositivi personali: se si permettono accessi BYOD (Bring Your Own Device), vanno gestiti e protetti.
- Non aggiornare le policy: lo Zero Trust richiede revisione e aggiornamento periodico delle regole.
- Implementare tutto in un colpo solo: meglio procedere per fasi, dando priorità alle aree più critiche.
Conclusione
Lo Zero Trust non è una moda del momento, ma una risposta concreta alle minacce informatiche moderne.
Per una PMI, adottare questo modello significa proteggere meglio dati, clienti e reputazione, evitando che un singolo errore umano comprometta l’intera attività.
Iniziare è possibile anche con un budget limitato, partendo da autenticazione forte, gestione dispositivi e segmentazione della rete, per poi evolvere verso un controllo sempre più granulare.
In un mondo in cui il perimetro aziendale è sempre più sfumato, l’unica vera regola di sicurezza è non fidarsi mai e verificare sempre.